LE IMPRESE — Il suo mito trae alimento delle gesta in pista, dalle vittorie, dalle imprese, alcune davvero leggendarie. La prima è al GP di Monaco del 1984, Senna guida una Toleman niente affatto competitiva ma a Montecarlo compie sorpassi su sorpassi sotto la pioggia. Pista scivolosa, al limite dell’impraticabile, ci sono alcuni incidenti. Senna passa Prost e balza in testa, ma la direzione gara chiude il GP per questioni di sicurezza, vale la classifica al giro precedente, vince il francese. Ma per Senna è una vittoria morale. In Portogallo nel 1985 è sulla Lotus, conquista prima pole e prima vittoria (con giro veloce). Due anni dopo diventa il re di Montecarlo, è la prima delle sei vittorie colte nel Principato. Nell’88 passa alla McLaren e, a Imola, batte subito il compagno Prost. Inizia una rivalità che non risparmierà colpi bassi. Come quando il francese chiude la traiettoria e provoca un contatto in Giappone nell’89: il brasiliano perderà il secondo mondiale. Ma gli restituirà il favore l’anno dopo, quando Prost è alla Ferrari e il brasiliano si dimenticherà di frenare alla prima curva. Senna vincerà in totale tre Mondiali e 41 GP. C’è chi ha fatto di più, ma lui lo ha fatto meglio.
INQUIETUDINE — A Imola, quel 1 maggio del 1994, non è il solito Senna. Crede molto in Dio, prega spessp e si chiude in se stesso. Ma credeva anche in quella Williams, tanto desiderata, che invece non gli sta dando le certezza in cui sperava. C’è anche il sospetto che Schumacher gli stia davanti perché la Benetton ha un controllo di trazione proibito dai regolamenti, che però sfugge a ogni verifica. E poi ci sono stati gli incidenti di Rubens Barrichello al venerdì, fortunatamente illeso, e quello mortale il sabato, in cui perde la vita il giovane austriaco Roland Ratzenberger. Ma il weekend tragico non è ancora finito. Il primo via del GP di San Marino è un caos. C’è una collisione a metà gruppo, una ruota vola in tribuna, si sfiora un altro drammo. Safety Car, si riparte e Senna scatta di nuovo davanti. Ha la visuale libera, è lui a dettare il ritmo. L’aria è pulita, non ci sono scarichi di altre macchine a sporcarla. Finalmente Ayrton si sente scivolare via ogni scoria e ogni dubbio. Non gli resta che tirare di più, facendo il vuoto. Ma il suo tempo è scaduto. Sono le 14.17 di 22 anni fa. Sembra oggi.